L'eco della verità

Il risveglio,chiamiamolo così,sa molto di eufemismo,che certe notti dovrei cominciare a narcotizzarmi accidenti a te.Ma nella testa ho solo tante canzoni e tante immagini che danno una tregua alle nostre battaglie pseudoimmaginarie.
Avevo l'età in cui un adolescente comincia a confezionare stili e a trasferire le lodi dal genitore a se stesso.
Gli argomenti tipici di tutti quanti diventavano miei:i primi tentativi riusciti di guadagnare tempo,di allontanarsi il più possibile dalla camera tanto grande che iniziava a comprimere troppo l'aria e la voglia di prendersi tutto ciò che l'esterno poteva offrire.
Un fratello,un legame,un modello,sempre e comunque affascinante,dotato di un forma inusuale di comunicazione,fatta di note e poesia,tra pianti e risate,mostri e maestri,capelli lunghi e stivali,Cencio's e Backdoors.
Una manna dal cielo,che bisogna poter riconoscere come tale e così direi che è stato.
L'entusiasmo di sentirsi sopra le righe,la frenesia di cominciare a lavorare in proprio,come rappresentante musicale,offrendo tutto in cambio di sincero stupore e assenso.
Le prime novità,le prime intese,le prime complicità.
Le affinità in chiave di violino.
E quando ancora si manifesta tutta la fretta nel pasto,una nuova pietanza arriva,provocando una congestione.
Ricordo ancora quella foto sulla scrivania,di notevoli dimensioni,pronta per essere incorniciata e appesa,insieme a quel tipo buffo con le mani incrociate e i capelli lunghi,tanto ridicolo quanto curioso.La descrizione di un concertino all'aperto,la pioggia,tre o quattro coglioni convinti a rimanere fino in fondo,guadagnandosi una chiacchierata ed una birra.
"Questo è uno che ci capisce davvero".
E io con quel cd in mano,molto perplesso mentre lo giravo tra le mani schernendo quella copertina della famiglia psichedelica di pupazzi e i titoli più stupidi di me.
Non potevo rendermi conto di cosa mi aspettava,che quello avrebbe influenzato il mio modo di vedere le cose,che quella voce,quella musica e i testi strani avrebbero segnato il confine tra bello e sublime,tra l'utile e il necessario,tra il simpatico e il ridicolo,tra il piacevole e l'appassionante,tra coinvolgente e travolgente.
La scoperta di un mondo di pochi,dove vigliaccamente sono rimasto sospeso per carenza di fede,tentato dalla comodità e disturbato dalle esperienze,aggrappandomi anche all'ineluttabilità delle circostanze,cercando comunque di fare il possibile per seguire quei nuovi ideali che tanto mi trascinavano.
Gli After.
Manuel.
Il più semplice ed esauriente modo di descrivere e scrivere l'illusione,la bocca sprezzante che sputa tutto il proprio catarro sulla società arresa e priva di stimoli,il terrore della predestinazione,gli sconvolgimenti delle sue fatali previsioni,vagoni e vagoni di emozioni.
Ieri sera,nell'attesa,sentivo vicino i ricordi,fusi nel presente dei miei anni,con l'idea sempre sua del pensiero di un reverse.C'eravamo tutti,con la diffidenza trascurata,curiosi e oggi più che mai difficili da stupire,in mezzo a quella tanta gente che urlava i suoi,diciamo,rispettabili e pungenti ultimi album,ormai specchi di rassegnazione e di quella tanto deplorevole mediocrità.
Pensare che mi aveva acceso con una violenza iniziale degna,quando sembrava urlare la propria irrisolutezza,rabbioso,come a trasmettere vergogna per ciò che trattiene represso dentro,di chi non si perdona,di chi si sente ancora unico e armato.
Le sue ultime urla per anticipare il colpo della strega?
Lo aveva detto sin dall'inizio,nei suoi sarcastici e strafottenti ringraziamenti
"Adesso tutti quelli che ci siamo dimenticati si offenderanno teribbbilmente,ma l'età avanza e la memoria se ne va,olalì - olalà",quando ancora il tempo era inutile e tutti erano fieri di essere oltraggiati.

Purtroppo non è più questione di memoria.


Rimarrai per sempre,ciò che sei stato.

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